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16 Settembre 2024L'uomo che parlava alle statue
La storia di Trieste attraverso le vicende della famiglia Kosovel-Weber
Una recensione di Matteo Pegoraro
«A prescindere dall’angolo di visione che uno sceglie – per valori, motivazioni, costume o ascendenze famigliari, bisogna ammettere che i triestini possiedono un pregio straordinario: nessuno sa riempire le piazze come loro»
È questa la frase con cui Roberto Weber comincia il suo romanzo “L’uomo che parlava alle statue” e, con lei, un viaggio nella Trieste del secolo scorso. Attraverso l’utilizzo di un linguaggio semplice e risoluto l’autore vuole darci una panoramica degli eventi che hanno avuto come teatro la celebre Piazza Unità d’Italia. La descrizione degli eventi storici che hanno caratterizzato il capoluogo del Friuli-Venezia Giulia nei primi anni del ‘ 900 è poi arricchita da elementi di vita privata vissuti dalla famiglia dell’autore. L’emotività attraverso cui queste scene vengono raccontate consentono al lettore di immedesimarsi in un contesto di guerra e percepire le medesime emozioni dei protagonisti.
I capitoli in questo libro sono molto corti, permettendo quindi di avere numerosi racconti da apprezzare, “lo avevo bisogno di rimettere ordine in ciò che è accaduto. Ho quindi approfittato, come spesso si fa, della letteratura per trovare un filo in questa storia, per darle un senso” in questo modo lo scrittore giustifica la stesura e l’idea dietro questo libro, Prosegue poi affermando: “Questo libro parla di persone che non ci sono più e in quanto tali mi sentivo di dover trovare un punto in questa situazione. Mi sentivo di doverlo ai miei genitori e mi sentivo di dover collegare i punti attraverso la memoria collettiva della mia città”.
“L’uomo che parlava alle statue“‘ è un libro breve, ma che arriva dritto al cuore del lettore attraverso i racconti di una comune famiglia triestina. Inoltre viene anche affrontata la tematica della xenofobia, l’impatto che essa provoca sulle persone e allo stesso tempo l’importanza di non dimenticare l’effetto disastroso che hanno i conflitti armati su un territorio, sulla sua popolazione e sulla cultura, Consiglio molto vivamente questo libro come lettura per rendersi più consapevoli sul passato nel nostro paese e su quello che sarà il suo futuro.
Questa è una recensione di:
MATTEO PEGORARO Mi chiamo Matteo Pegoraro e frequento il quarto anno di indirizzo umanistico al Liceo Caterina Percoto. Sono una persona curiosa e anche grazie alla lettura, mia grande passione, mi piace sperimentare tutti i generi letterari. Grazie a un progetto realizzato in collaborazione tra la mia scuola e Bottega Errante ho avuto la possibilità di scoprire nuovi libri, apprezzare nuovi generi e migliorare le mie capacità di dialogo.
Questa recensione nasce dall’incontro tra Roberto Weber e Matteo Pegoraro, studente del Liceo Caterina Percoto di Udine che, assieme alla giornalista e critica letteraria Margherita Reguitti, ha presentato il libro L’uomo che parlava alle statue a Udine, il 3 agosto 2024 nell’ambito della rassegna culturale CONNESSIONI, curata dall’Associazione culturale Bottega Errante, con il contributo del Comune di Udine.