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Vita nei campi
Angelo Floramo in un viaggio tra stagioni, tradizioni, feste, riti e odori perduti
Un viaggio tra stagioni, tradizioni, feste, riti e odori perduti: “Vita nei campi“, il nuovo libro di Angelo Floramo, sarà in libreria dal 2 luglio 2025, pubblicato da Bottega Errante Edizioni.
Medievista, narratore, fine divulgatore e vincitore del Premio Nonino Risit d’Aur 2024, Floramo è noto per la sua capacità di intrecciare la storia con la narrazione, dando vita a racconti che parlano al cuore e alla memoria.
Miti, riti, leggende, pratiche, tradizioni, feste: partendo dalla sua terra friulana, Angelo Floramo racconta il cuore della civiltà contadina, esplorando la relazione naturale tra uomini e animali, sacro e profano, terra e cielo. Un lunario, un calendario pagano che narra una cultura profondamente rurale, fatta di donne e uomini, di luoghi come mulini, forni, taverne, latterie, soffitte, e di tradizioni popolari, lavoro, semine e raccolti. Brevi squarci che mostrano come il mondo contadino sia un universo vivo, complesso, sempre in mutamento. Indispensabile per non perdere la bussola e per conoscere la dimensione più umana e naturale del nostro vivere.
Sacro e profano, magia e quotidianità, cibo e divinazione in un intreccio destinato a essere consumato a tavola. Quando le leggende rimbalzano a fine pasto, e la memoria può farsi leggenda.
VITA NEI CAMPI – Vita nei campi nasce dall’omonima esperienza radiofonica vissuta accanto ad Armando Mucchino su Radio Rai FVG, nella storica trasmissione domenicale dedicata al mondo contadino. Angelo Floramo racconta che: «La collaborazione è nata perché Armando Mucchino, con il quale condivido comuni sentori, curiosità di carte antiche e di odorose cantine, mi ha chiesto di entrare a far parte dell’allegra brigata che da sessant’anni ormai racconta, alla domenica mattina, il mondo della campagna. I ritmi, i tempi, le tradizioni di quella civiltà contadina che ormai sta scomparendo. Ho accolto con l’entusiasmo del neofita l’invito, sapendo che una storia, quando viene raccontata, viaggia per conto suo, diventa patrimonio collettivo. La magia della radio poi mi ha sempre suggestionato. La voce che accompagna chi ascolta ha un sapore antico, ancestrale. Mi piace pensare che nel giorno della festa arrivi a chi si sta facendo la barba o sta mettendo insieme gli ingredienti per il pranzo. O in macchina attraversa le strade del mondo. Hai la sensazione di essere parte di una comunità che si dà appuntamento per raccogliere parole che hanno la dignità della zolla, del paesaggio agrario, dei mercati di paese e di bottiglie da sorseggiare. Sarò sempre grato al “maestro” per avermi concesso questa opportunità».
L’accoglienza del pubblico è stata immediata e calorosa. Le parole raccontate, ricorda Floramo, hanno innescato memorie e corrispondenze: «Fin dalle prime puntate c’è stato più di qualcuno che mi ha “pizzicato” per condividere un’emozione, una suggestione, un ricordo. Mi piace questa forte interazione con un pubblico attento e preparatissimo. I più “anziani”, quelli che la “vita nei campi” l’hanno vissuta per davvero, sono stati preziosissimi. Curiosi, benevoli, appassionati».
Floramo non edulcora il passato, ma ne recupera i valori e i legami: «Emergeun mondo che sapeva vivere di poco, facendoselo bastare. Un tempo in cui uomini, animali, mulini, stalle, campi coltivati e prati erano un tutt’uno. La fatica, il lavoro durissimo, spesso la fame, ne coloravano lo sfondo. Ma i legami delle comunità erano forti, essenziali per resistere a condizioni particolarmente difficili, che richiedevano una grande reciproca solidarietà. Certo sarebbe sbagliato idealizzarne i contesti. Non erano certo “bei tempi andati”, ed è bene che, per molti aspetti, se ne siano “andati”. Ma certi valori erano fondanti, e andrebbero recuperati in questo nostro tempo caratterizzato dal distratto andare».
Il libro Vita nei campi richiama un presente che ha smarrito il legame con la terra e il tempo: «Noi siamo diventati consumatori di tutto, anche del tempo, e della terra, che violentiamo e avveleniamo. Quelle generazioni mantenevano invece intatto un rapporto quasi sacrale con la Natura, capace di vita e di morte. Ecco, credo che quella sacralità, quel rispetto, la frugalità che rende dignitosa perfino la miseria, andrebbero rivalutati».
In Vita nei campi Floramo indaga anche il sentire più sfumato, invisibile ma potentissimo: quello degli odori, dei paesaggi olfattivi. «Ultimamente mi sono messo a indagare quella che ho chiamato “storia sociale degli odori”. Ho cercato di raccontarli. Impresa non da poco. Ma appassionante, carica di suggestioni. L’erba recisa dalla falce, l’odore delle botti di legno, il caglio da versare nel latte, la lisciva, la pioggia… Ho cercato di raccontare il modo in cui ogni sfumatura veniva chiamata e riconosciuta in un ventaglio amplissimo di varianti. Oggi siamo solo capaci di distinguere tra puzza e profumo. Semplifichiamo il mondo. E ci perdiamo il suo sapore».
Vita nei campi di Angelo Floramo è un testo poetico, vibrante: un invito a riscoprire ciò che abbiamo dimenticato, senza nostalgia, ma con consapevolezza e rispetto.

ANGELO FLORAMO Nato a Udine nel 1966, insegna Storia e Letteratura al Magrini Marchetti di Gemona ed è ancora convinto che malgrado tutto sia il mestiere più bello del mondo. Medievista per formazione, ha pubblicato molti saggi e articoli specialistici, collabora con diverse riviste nazionali ed estere; dal 2012 collabora con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli in veste di consulente scientifico. Per BEE ha pubblicato Guarneriana Segreta (2015, finalista al premio Latisana Nordest), L’osteria dei passi perduti (nuova edizione 2024), La veglia di Ljuba (2018, Premio Palmastoria come miglior romanzo storico), Il fiume a bordo (2020), Come papaveri rossi (2021, Premio Fiuggi Storia), Vino e libertà (2023, selezione Premio Vermentino), Breve storia sentimentale dei Balcani (2024) e Vita nei campi (2025). A gennaio 2024 è stato insignito del prestigioso Premio Nonino Risit d’Aur.