
Il giorno in cui finì l’estate
14 Ottobre 2022
Il ministro
29 Dicembre 2022Vino e libertà
€17,00
Sono partito inevitabilmente dal vino e dall’ebbrezza; per l’anarchia bisogna essere più allenati. Ho bevuto molto e ho molto fumato. Ho amato. Ho vissuto innamorandomi in continuazione. Ho sognato. Ho anche dovuto spadellare tanto, ripercorrendo i sapori e i profumi di cui si intridono queste carte. Come fai altrimenti ad essere sincero?
Autore: Angelo Floramo
Collana: Camera con vista / 33
Anno: 2023
Edizioni: 3 (2024)
Formato: 13×20
Pagine: 256
ISBN: 9791280219831
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Disponibile in ebook.
Sinossi
Le storie di questo libro conducono per borghi antichi o periferie sterminate, dagli Stati Uniti al Mar Nero, disegnando topografie ribelli quasi sempre macchiate di sugo. Sanno tutte di ebbrezza e di libertà, forse perché il tempo di questo nostro vivere va intriso di vino tanto quanto di ideali. Il lettore è dunque avvisato: qui si beve molto, molto si mangia. Si fuma e si ama. E soprattutto si sogna, senza necessariamente andare a dormire. Di che cosa? Ma di un mondo migliore del nostro, come quello per il quale hanno lottato i protagonisti dei racconti. Alcuni reali, altri inventati. Cos’hanno in comune la periferia di Praga, la Dalmazia in inverno, un birraio di Belfast, o una tabaccheria di Lisbona? Nulla, probabilmente, oltre a quello struggimento che prende sempre il cacciatore di storie, quelle che si impregnano di alcol e di anarchia quando arrivato alla fine di un lungo viaggio non chiede altro che di poterle raccontare a qualcuno. Forse perché è ubriaco, o forse perché innamorato: di una donna, di una bottiglia o di un’utopia, in fondo non fa troppa differenza.

ANGELO FLORAMO Nato a Udine nel 1966, insegna Storia e Letteratura al Magrini Marchetti di Gemona ed è ancora convinto che malgrado tutto sia il mestiere più bello del mondo. Medievista per formazione, ha pubblicato molti saggi e articoli specialistici, collabora con diverse riviste nazionali ed estere; dal 2012 collabora con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli in veste di consulente scientifico. Per BEE ha pubblicato Guarneriana Segreta (nuova edizione aggiornata nel 2021, finalista al premio Latisana Nordest), L’osteria dei passi perduti (6 edizioni), La veglia di Ljuba (5 edizioni, Premio Palmastoria come miglior romanzo storico), Il fiume a bordo (3 edizioni), Come papaveri rossi (2 edizioni, Premio Fiuggi Storia), Vino e libertà (3 edizioni, selezione Premio Vermentino) e Breve storia sentimentale dei Balcani (2024). A gennaio 2024 è stato insignito del Premio Nonino Risit d’Aur.
Dello stesso autore
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La veglia di Ljuba
€17,00 -
Il fiume a bordo
€14,00 -
Come papaveri rossi
€18,00 -
Guarneriana segreta
€18,00 -
L’osteria dei passi perduti
€17,00
Dimensioni | 13 × 2 × 20 cm |
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1 recensione per Vino e libertà
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Angela –
Angelo Floramo, Vino e libertà
Bottega Errante Edizioni 2023
Questa di Vino e libertà è una raccolta di tredici racconti che conducono il lettore in un peregrinare randagio a inseguire l’utopia di un mondo che sia un posto migliore dove vivere e amare.
Con la sua scrittura rotonda e ricca di sonorità, ma anche schietta e aspra che pare allappare la lingua sì da esigere un goccetto per ammorbidirla, Floramo traccia un percorso sulle orme di anarchici e libertari. Lo fa per lo più cercandoli nelle osterie, bettole che nessuna guida enogastronomica o turistica si sognerebbe di citare, ma proprio per questo frequentate da persone sincere, animate da ideali e imbevute di spirito, di vino.
Nello scorrere delle pagine, la narrazione oscilla ritmica tra profano e sacro, di una sacralità arcaica fatta di gesti semplici, di rituali e liturgie laiche che finiscono comunque per creare comunione e rigenerare un’umanità varia, ma in fondo sempre uguale.
Sebbene i racconti portino in terre tra loro lontane, sembra che i personaggi parlino tutti la stessa lingua, quella di chi ha mani e scarpe sporche per il duro lavoro e il lungo cammino, donne e uomini pronti a spezzare una pagnotta e condividere la gioia di un pasto: “Compagno è chi divide il pane con te”.
È l’ebbrezza, quella sana e giusta mistura di follia e incoscienza, a spingerli a combattere per i propri ideali, “per amore. Mai con l’odio che avvelena l’anima.”
Perché “L’ubriacatura della libertà è l’unico grido possibile di ribellione in un mondo che uccide in nome della convenienza, della rispettabilità. Della fede o del capitale. E della ragion di stato.”
I protagonisti che l’autore incontra nella sua viandanza – “il modo migliore per entrare nello spirito di un luogo” – sono fecondi e veri, immagini fiammeggianti e vivide ché ti pare possano far capolino dalle pagine da un momento all’altro, coinvolgendoti in una delle loro accese discussioni o invitandoti ad assaggiare le gustose pietanze servite a tavola, naturalmente annaffiate da generose sorsate di vino. O birra, ché “Niente affratella quanto la terza pinta di birra”, soprattutto se ti trovi a Belfast in compagnia di padre O’Leary, “una faccia grinzosa e ruvida da demonio appena uscito da qualche bolgia, sporco di terra e di sudore […]”
Leggendo, si ha così l’impressione che gli eroi cantati da Floramo non siano tutti giovani e belli, come declama Guccini in un verso de La Locomotiva, ricordando piuttosto L’anarchico di Gaber: “Fascino zero, forse sono malato di fegato, ma non mi curo, così imparano.”
Il fegato è qui messo a dura prova se è vero che, come confessa l’autore nell’Intro, per documentarsi ha bevuto molto, molto fumato e pure “spadellato tanto, ripercorrendo i sapori e i profumi di cui si intridono queste carte”.
Il sacrificio non è stato vano, perché il risultato è di grande effetto e al piacere della lettura si accompagna la stimolazione degli altri sensi: l’acquolina sale in bocca, il naso è pizzicato da aromi e odori, pare perfino di sentire l’acciottolio di piatti e tegami o il tintinnare dei bicchieri. È un’esperienza piena e avvolgente, da assaporare con calma godendo di un tempo lento, in cui anche gli attimi si fingono eterni ed è un piacere intenso il “perdere tempo, investendo in vita”.
È una magia che si ripete a ogni pagina, ciascuna intrisa di una profonda conoscenza e sensibilità, maneggiate con il tocco lieve di chi non si prende troppo sul serio ma si spende con generosità.
Per questo ad Angelo Floramo c’è da dire un sincero grazie, perché “Si sente il bisogno di un intellettuale che non frequenti i salotti perbene, ma si consumi le scarpe sui selciati sconnessi di queste perferie, e che sappia raccontare […]”
E lui sa raccontare, eccome!