
CASA LORO: il podcast che esplora l’accoglienza in Italia
22 Ottobre 2024
Non è il paese di Dracula: un viaggio in Romania con Paolo Ciampi
28 Ottobre 2024
Lagunario
Una dichiarazione d’amore alle isole e alle acque “sacre, inviolabili” della laguna
Lagunario è il racconto di dodici isole della laguna veneziana, un viaggio attraverso un mondo sospeso tra acqua e terra. Con Isabella Panfido navighiamo tra le isole minori, conosciamo le persone e le storie che le abitano, tra tutti Chiara, Ciano, Cattarina, Raspa e Maria. All’opera dell’uomo si affiancano ricche descrizioni dei paesaggi naturali, una natura talvolta selvaggia, ma che accoglie e ospita, come suggerisce uno dei racconti: “la legge del mare che impone l’ospitalità”. In questa raccolta, l’autrice, dipinge il territorio con un linguaggio erudito e gradevole, regalando al lettore un ritratto affascinante della laguna.
Laura Costanzo intervista Isabella Panfido
– Ho molto apprezzato l’idea di raccontare Venezia circumnavigandola, raccontare delle isole che la circondano senza toccarla. Venezia non ha un capitolo dedicato, ma c’è ed è in ogni paragrafo. Da dove è nata l’idea?
Scrivere, così come rappresentare, di Venezia, senza essere banali è ormai quasi impossibile. Sono state scritte decine di migliaia di pagine dedicate alla città lagunare, poesie, racconti, romanzi, per non dire poi della cinematografia e della fotografia. Così ho pensato di aggirarla, letteralmente: dico di Venezia senza nominarla mai e racconto di ciò che le sta intorno, come una silhouette. Ciò che le sta intorno è la Laguna e l’arcipelago di isole che ne fanno parte: la loro storia è la storia della Città, ma ciascuna delle isole ha una particolarità, una identità che la distingue dalle altre.
– Mi piacerebbe sapere se conoscesse già tutte le isole raccolte nel libro o se, in vista della scrittura, ha dovuto visitarle e viverle personalmente per la prima volta.
Ho una conoscenza diretta di quasi tutte le isole che sono entrate nel mio libro, meno due; Sant’Ariano – nella laguna di nord est, è preclusa. Ci si può avvicinare con una barca privata (non ci sono mezzi pubblici che arrivino là), la si può circumnavigare, ma non è possibile approdarvi. È circondata da mura e l’acceso è chiuso da un portone. L’interno è un ammasso di rovi e, sotto i rovi, ossa umane, essendo stato per molto, molto tempo un cimitero a cielo aperto. L’altra è Fisolo, un ‘Ottagono’, cioè un’isola fortificata da mura ottagonali, piccolissima, deserta, inaccessibile, nella Laguna sud.
– Vorrei soffermarmi sul primo e sull’ultimo capitolo. Mi è sembrato che la narrazione si aprisse e si chiudesse assumendo una connotazione più personale: le isole sono raccontate dai loro abitanti, dalle loro leggende, mentre nel primo e nell’ultimo capitolo è lei che racconta. Nel primo capitolo si narra in breve del capitano Piazza, un uomo dal viso scavato e dall’altezza imponente, di quasi due metri. Nella cabina di comando, Piazza racconta ad una bambina avvolta in un loden verde di un fenomeno rarissimo della laguna in cui l’acqua si fa convessa e tonda. Il capitano condivide questo evento come se fosse un segreto prezioso, tanto che il capitolo si apre proprio con questa frase: “Oggi infrango una promessa”. La promessa di un segreto che doveva restare celato. L’ultimo capitolo descrive invece il terribile avvistamento di un angelo nero da un vaporetto durante un breve tragitto verso il Canal Grande. È stata una casualità o un’idea premeditata? Ci può parlare un po’ della bambina in loden verde?
La prima tappa del mio Lagunario e l’ultima sono effettivamente autobiografiche. Ma quando un autore parla in prima persona, non sempre parla davvero di sé. Gli artifici narrativi sono strumenti utili e, spesso, utilizzano un ‘io poetante’ che serve allo scopo ma non è necessariamente corrispondente alla identità di chi scrive. Tuttavia, nel caso di ‘L’angelo di San Giorgio Maggiore’, l’ultima sosta del viaggio in Laguna, ciò che racconto è davvero accaduto. Per quanto riguarda la bambina con il loden verde, nel mio armadio c’era effettivamente un loden verde di taglia grande, ereditato da mia sorella maggiore…
– Quali sono state le sfide e le gioie principali nello scrivere di un luogo unico come la laguna di Venezia?
La sfida principale è stata, come spiegato nella prima domanda, cercare di evitare le banalità, il romanticismo, insomma tutta la melassa che un luogo come Venezia e la sua Laguna stimolano in questo tempo di sovraesposizione e sovrainformazione. La gioia più grande è stata bazzicare a lungo le biblioteche e gli archivi per scovare notizie, storie, piccoli segreti che quei luoghi, faticosamente, ancora celano. E, soprattutto, inventare personaggi che per mimesi o per antitesi si fondessero con la Storia delle isole.
– C’è un messaggio particolare che spera di trasmettere attraverso questi paesaggi?
Vorrei che si guardasse la Laguna con rispetto, che la si trattasse come merita: un luogo delicatissimo, un microcosmo in fragile equilibrio, che ha saputo fare grande una Città gloriosa un tempo e ora ridotta a mero sfondo per ogni sorta di miserrima pagliacciata commerciale.
– Sta lavorando su nuovi progetti che continuano ad esplorare temi simili o sta sperimentando nuovi percorsi?
Sto cercando di raccontare la storia di una famiglia veneziana e del suo lavoro che appartiene alla storia della città.
– Una curiosità, qual è l’isola che ha amato di più scrivere? E quale isola ci consiglierebbe di visitare? Non tanto come turisti, ma come ospiti.
L’isola che mi ha appassionato di più, nella ricostruzione narrativa, è stata Poveglia; un luogo che ha ospitato una popolazione riottosa, gente dura e un po’ anarchica che ha dato filo da torcere al Governo della Serenissima. Il luogo che amo di più, non è un’isola vera e propria, ma un lembo di terra unita ad altri lembi divisi tra loro da piccoli canali: Lio Piccolo. Ma ormai anche quel minimo paesaggio lagunare è invaso da frettolosi e rumorosi visitatori che spezzano i silenzi e i pigolii degli uccelli di laguna. Andateci in novembre, o in gennaio, forse allora si potrà rivivere la semplice e solenne unicità di quel luogo.
Questa è un'intervista di:
LAURA COSTANZO Ha 20 anni e studia Lettere all’Università degli Studi di Udine, con un occhio di riguardo per il mondo dell’editoria. Quando non è persa tra le pagine di un libro, le piace esplorare nuove idee, scoprire storie e trovare modi creativi per avvicinare autori e lettori. Il suo prossimo obiettivo è conoscere tutti i segreti del mondo editoriale, intervista dopo intervista, con tanta curiosità e un pizzico di ironia!
Questa intervista nasce dall’incontro tra Isabella Panfido e Laura Costanzo, studentessa del Corso in Editoria dell’Università di Udine che, assieme alla scrittrice Elena Commessatti, ha presentato il libro LAGUNARIO a Udine, il 20 luglio 2024 nell’ambito della rassegna culturale CONNESSIONI, curata dall’Associazione culturale Bottega Errante, con il contributo del Comune di Udine.
Il libro

Il Lido, Murano, San Giorgio, Sant’Erasmo… Isabella Panfido racconta dodici isole della laguna veneziana e per ognuna di esse offre una mappa originale e poetica. Il suo andar per isole tende metaforicamente a un punto focale che è Venezia, la metropoli d’acqua, che dà un senso profondo a questo mirabile viaggio, e che l’autrice celebra a suo modo, sempre con amore. Quest’opera non può che ricordare i Microcosmi di Claudio Magris per la capacità di intrecciare il dato storico a quello poetico, di far convivere citazioni da cronache e documenti e leggende popolari, per la felicità d’ispirazione e per la struttura fatta di capitoli-luoghi. Una dichiarazione d’amore alle isole e alle acque “sacre, inviolabili” della laguna.
Lagunario ha avuto 3 edizioni con il marchio Santi Quaranta, è stato tradotto e pubblicato in Inghilterra e ha inoltre vinto il Premio Gambrinus Mazzotti, il Premio La Voce dei Lettori e il Premio Latisana per il Nord-Est.