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La storia di Natale che ha stregato la città
Una recensione di Kathrine Duriatti
La lunga notte di Erode. Una storia di Natale, è così che si intitola l’ultimo spettacolo di Angelo Floramo promosso dall’Associazione culturale Bottega Errante, una narrazione dai sapori natalizi che ha accompagnato alcune delle circoscrizioni udinesi nel mese di dicembre, e che si prepara per gli ultimi tre appuntamenti di gennaio.
Una rappresentazione poliedrica che ripercorre geografie e tempi diversi, sentieri condotti da Re Magi e migranti attraverso storie smarrite nei luoghi di Aquileia, Carnia e Balcani. L’atmosfera si stempera sulle note della suite I pianeti di Gustav Holst e le parole iniziano a prendere forma: «conosciamo davvero la sinfonia del mondo?» si domanda Angelo. L’intento è quello di rintracciarla attraverso quadri, pianeti, storie lontane – nel tempo e nello spazio, musiche, odori.
Ci troviamo catapultati su Marte durante il 643º anno dalla fondazione di Roma, il nostro Caput Adriae, Aquileia, si prepara al solstizio e la città sembra un cantiere in festa: le strade profumano di vino e cibo, nessuno sembra fermarsi, gli abitanti stanno aspettando l’arrivo dell’imperatore Augusto e del tetrarca Erode, in concomitanza con la celebrazione del Sol Invictus. Il cielo notturno sembra un mosaico, ogni stella pare raffigurare un Dio non ancora arrivato ma già profetizzato. Gerusalemme è ancora distante.
Ma questa è anche la storia che si consuma sul pianeta Urano, dove il tempo rapace che anticipa l’avvento è fatto per gli angoli dimenticati e accantonati della vita. I minuti che precedono il Natale scorrono inesorabilmente, tutto ciò che ci sta intorno rimane chiuso fuori dalla porta di casa. Il fogolâr è quel luogo dove ristorano i ricordi delle persone, dove ci si può attorniare per riscaldarsi. In questo scenario si intrufolano vecchie leggende carniche: quella dei bambini, che di casa in casa, portano una stella di Natale in occasione delle festività, o anche quella di Erodiade – la moglie del tetrarca – che vaga per i boschi chiedendo da bere perché ha sete. Piccoli pezzi del puzzle vengono a mano a mano assemblati da Angelo, che ridisegna le rotte della nostra memoria e del territorio che ci ospita.
«Quando la luce brillerà canteremo insieme il senso dello stupore e della meraviglia»
Atterriamo ora su Venere dove la lente punta su Strasburgo e Giovanni di Hildesheim sta scrivendo il suo libro sulla Storia dei Re Magi. Fuori nevica e le temperature salutano lo zero, ma nell’aria si sentono i profumi di cannella, mela e uvetta. Nella Biblioteca Guarneriana di San Daniele, Angelo scova su di un vecchio manoscritto la testimonianza della presenza di Erode nelle terre friulane dieci giorni prima che ordinasse la strage degli innocenti.
Saturno, pianeta protettore della vecchiaia, ci conduce nei pressi della RSA di Spilimbergo dove abita Remigio. Nome curioso, insolito, premonitore. L’anziano signore soffre di Alzheimer, trascorre le sue giornate all’insegna dei ricordi spezzati e dei dubbi; gli manca qualcosa. Si annoia il giorno di Natale giocando a tombola insieme agli infermieri della struttura e gli altri pazienti, ma ecco catturata la sua attenzione. È un cielo buio costernato di stelle in cui l’abbaglio appare subito chiaro: il suo nome ricorda i Re Magi. E lì la consapevolezza, che non si fa incatenare dall’età, che per trovare la tua stella cometa magari basta credere che la incontrerai.
Mercurio, il messaggero alato, accende i riflettori su di un funzionario di polizia che trova, la sera della vigilia, al confine tra Italia e Slovenia nella chiesa di San Valentino, un ragazzino scalzo con addosso uno straccio sfilacciato e bucato. Ma è anche la storia di quella bambina che, due giorni dopo Natale, attraversando la rotta balcanica non ce l’ha fatta a trovare la sua stella. Vicende che non toccano la nostra vita direttamente ma che in modo implicito prevedono una riflessione sul senso dell’umanità.
La narrazione continua sulle orme di Giove con Sant’Eustorgio che riceve le spoglie dei Re Magi e si prepara per portarle in basilica a Milano e si conclude nelle vicinanze di Nettuno, in un’osteria di Spilimbergo, “Le Tre Corone”, nome che già risuona tra queste parole.
L’epilogo di questo viaggio termina nelle terre friulane, patria di incantevoli e magiche storie, accoglienza temporanea per le spoglie di Gaspare, Baldassare e Melchiorre, rotta indiscussa della stella che tutti noi tentiamo di ritrovare e ristoratrice di personaggi indimenticabili.
Astri, pianeti, satelliti, un cielo notturno e le tenebre, schegge di emozioni, architetture, storie; cosa rimane? Dov’è la nostra stella? Un’alchimia di episodi e sensazioni per riscoprire il piacere del Natale, ma anche la sua origine, storia e tradizione. Una chiave di lettura per il mondo, che non strizza necessariamente l’occhio alla religione ma che si apre ad un panorama più ampio e spirituale, che non possiede geografie e gabbie ma piccoli frammenti che riconducono a delle armonie.
«Quando la luce brillerà canteremo insieme il senso dello stupore e della meraviglia». Un’escursione attraverso le incantevoli narrazioni di Angelo Floramo.
Questa è una recensione di:
KATHRINE DURIATTI è una studentessa di Editoria all’Università degli Studi di Udine, città dove è nata all’inizio del nuovo millennio. Esplorare il mondo dell’editoria è il suo obiettivo, preferisce leggere e studiare, è stata una ballerina e ama la carbonara.
Il progetto
La lunga notte di Erode. Una storia di Natale è una narrazione orale di e con Angelo Floramo prodotta dall’Associazione culturale Bottega Errante che grazie al sostegno del Comune di Udine e alla collaborazione della Biblioteca Civica Joppi e del Liceo Caterina Percoto di Udine ha visto sette repliche in sette circoscrizioni cittadine tra dicembre 2023 e gennaio 2024.
Per info www.bottegaerrante.it
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