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Choose your rebigo con Elena Garbarino e Mara Surace
Il 15 marzo la collana “Le città invisibili” si arricchisce con delle due giovani antropologhe Elena Garbarino e Mara Surace e con le illustrazioni di Federica Moro.
Genova è una città irregolare, schiva, affascinante. Un labirinto tortuoso fatto di strade intricate, aneddoti e storia, bellezze e ferite.
Garbarino e Surace ci fanno girovagare per Genova deviando in maniera imprevedibile dal G8 al ponte Morandi, dall’alluvione alle storie familiari sulla Resistenza, dai cantautori della scuola genovese alla musica di oggi, dagli aperitivi alla poesia, dalle scritte sui muri all’emigrazione, con lo sguardo di chi la città la vive da sempre.
Siamo felici di presentarvi questo libro fresco e dalla costruzione originale tramite la voce delle autrici. In questa newsletter troverete riflessioni su che cos’è una città, sullo scrivere di un luogo che a volte sembra inafferrabile, sulle mappe e su come perdersi.
Buona lettura!
Un libro serve a svelare i segreti. Una mappa serve a non perdere l’orientamento. Una lanterna serve per illuminare il percorso.
A Genova, città di contraddizioni, il libro si trasforma in rifugio, nascondiglio. La mappa diventa un labirinto indistricabile. La lanterna schiva gli sguardi di chi la cerca. La città rimane un concetto astratto finché non c’è almeno una persona che la abita. In questo caso le persone sono due, e più che abitarla, la vivono nella sua schizofrenia di strade appese al cielo, vicoli custodi di segreti sussurrati e proteste urlate da parole di vernice, di un mare che scruta la cima dei monti e ne influenza l’umore capriccioso.
non è un libro su Genova, ma è un libro di Genova, perché cerca di restituire le molteplici sfaccettature di un luogo in perenne contraddizione, con quello che viene da dentro e con quello che viene da fuori, senza tradirne la fiducia né mettendone in piazza i pensieri più riservati. E poi c’è la città, personaggio parlante, non scenografia di contorno, che impartisce i suoi insegnamenti con metodi spicci, ruvidi e molto spesso inaspettati: possono provenire dalla voce di un signore seduto alla base del Monumento a Garibaldi in Piazza De Ferrari, che commentando la folla riunitasi ad assistere alle riprese di una fiction Rai, commenta ermetico: “Che casino… come la Toscana!”; oppure da una targa commemorativa sempre ignorata finché qualcuno casualmente non ti racconta la storia che nasconde, e di quella storia allora ti appropri anche tu, e inizi a raccontarla insieme alla tua e a quella di altre persone, creando un intrico di trama che ricorda la mappa dei vicoli. Non serve una guida per uscirne, basta saper osservare e ascoltare fino a che il senso dell’orientamento non sarà più necessario.
Elena Garbarino
Quando si scrive qualcosa si creano mappe, qualsiasi cosa si stia scrivendo: percorsi da seguire, sequenze, paragrafi con un ordine stabilito. Quando si scrive di una città e soprattutto della propria città, la mappa della scrittura si sovrappone alla mappa dei luoghi raccontati e, per me, questa sovrapposizione ha generato un bell’intrico, che nel nostro libro abbiamo deciso di restituire a chi legge.
La mappa personale della mia città è stata difficile da costruire in modo chiaro: era lì, soggettiva e latente nella nostra esperienza urbana ma mai resa visibile esplicitamente. A struttura e mappa ultimata, mi sono resa conto che nel momento della decisione su quali luoghi rappresentare ho deciso intenzionalmente di non scrivere di quelli da me più conosciuti, più quotidiani. Solo quando mi sono sforzata di escludere la quotidianità ci sono poi ritornata su. Mi sono chiesta perché e ho collegato questo mio istinto a quello che mi porta e mi ha portato in passato a cambiare itinerario per raggiungere sempre la stessa meta. Per andare a scuola al liceo ci sono stati momenti in cui ho fatto un percorso lunghissimo, piuttosto che evitare la noia di fare sempre la strada, vedere sempre le stesse persone, alla stessa ora, sullo stesso autobus o fuori dal tavolino dello stesso bar. E ci sono ancora adesso, quando per andare al lavoro parto in anticipo e cerco nuove strade da percorrere. Per tracciare la mia mappa nella scrittura ho fatto proprio così, ho evitato inizialmente i luoghi che conosco alla perfezione, non perché sia convinta che non ci sia più niente di nascosto da dover scovare e che tutto sia svelato, anzi, forse paradossalmente, ho cambiato strada per non sforzarmi di trovare la novità. Soprattutto di mattina voglio vagare per Genova e non impegnarmi per essere colpita da qualcosa di nuovo, ma esserne travolta: si può fare solo nei luoghi che non si conoscono bene, quelli conosciuti necessitano di uno sforzo maggiore per apparire un po’ nuovi ogni giorno. Ho fatto proprio questo, credo, nel creare la mia mappa: mi sono ribellata alle sollecitazioni quotidiane e poi, spaesata, ci sono ritornata. La mappa del nostro libro si è modificata moltissimo da quando è stata ideata a quando è stata costruita, ha cercato modi inediti di orientarsi, ha seguito schemi tutti suoi: alle volte si è basata sull’olfatto più che sulla vista, più che dai nomi delle strade segue le scritte sui muri, si fa dirigere da delle voci del passato, da quelle immaginarie di oggetti inanimati o delle voci dei margini. La nostra rimane una mappa inconclusa, in divenire, con pezzettini da strappare da altre mappe: da cartine fisiche e politiche, Tutto Città, mappe dei cibi, di musica, mappe inventate e immaginate. Una mappa che apre alla possibilità di autodistruggersi, frammentarsi, strappare ogni capitolo di questo libro, scollegarlo, riposizionarlo, buttarlo via oppure dargli una nuova collocazione e un nuovo significato. Le nostre mappe continueranno a crescere, a lasciare pezzi dietro di sé e a strapparne altri, rivendicandoli come propri. Lo spazio, come la mappa, si strappa.
Le autrici: Elena Garbarino e Mara Surace
ELENA GARBARINO (1994) Ha studiato Antropologia ed Etnologia presso l’Università degli studi di Torino e sta cercando di dimenticare tutto quello che ha imparato. Insieme a Mara Surace ha pubblicato, con M. Aime e B. Barba, Antropologi tra le righe. Quattro saggi sull’incontro in letteratura (Genova University Press, 2020), e Spoiler! Serie tv e giustizia sociale (Meltemi, 2022). Per BEE ha pubblicato Genova fuori rotta, sempre con Mara Surace.
MARA SURACE (1994) Filosofa e quasi-antropologa, ha scritto Inglan is a bitch. Vita e opere di Linton Kwesi Johnson (AgenziaX, 2020). Insieme a Elena Garbarino ha pubblicato, con M. Aime e B. Barba, Antropologi tra le righe. Quattro saggi sull’incontro in letteratura (Genova University Press, 2020), e Spoiler! Serie tv e giustizia sociale (Meltemi, 2022). Per BEE ha pubblicato Genova fuori rotta, sempre con Elena Garbarino.
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